3.5.02

Senza vergogna, ammettiamolo. Non ho avuto un interesse nativo per Star Wars. Ma non è colpa tua se l’habitat familiare adulto vive di Stallone e di Bud Spencer. Il sangue di Rocky sul ring non ti fa capire fino in fondo il concetto concreto di «fonte della forza»; ma soprattutto dopo gli sputi, gli schiaffi, i fagioli e un paio di cauterizzazioni, gli spadoni laser cominciano a puzzare di Giochi Preziosi. Abituata allo sporco localizzato sulla pelle dei protagonisti, ti vien da sospettare di tutti gli attori che indossano tuniche pulite e occhialini per astigmatici.
E ancora adesso, conseguenza della mia educazione, sospetto del protagonista che non suda.
Ricordo ancora la mia apatia bovina di fronte all’action figure «jabba anatomicamente corretto» (tx k.s.), inconsapevole della dose di filosofia e vita che c’era dietro. Scusa Dario se ti ho riso in faccia, ma io da piccola avevo massimo il poster della fattoria MacKenzie. E scusa Ivo, se il cofanetto d’argento con la saga, che è per te come gli ABBA per gli svedesi, sarebbe dovuto stare molto lontano alle pizze. Ma una cosa è vera. Al peggiore dei matrimoni di qualunque mia terza cugina mi sono rotta di meno le palle. A parte quando nel bagno del ristorante ti togli i trenta grammi di riso dal reggiseno.