7.10.05

Le bottiglie di acqua che sciacallo sistematicamente nelle cantine dei residenti del mio palazzo, se aperte, hanno un leggero odore di acidità approssimativa.
Essendo di plastica e di una marca non definibile, ho considerato
Uno. È l’acqua del ferro da stiro frizzante.
Due. Nei piani sottostanti c’è un acquabomber.
Tre. Se porto l’acqua ad ebollizione e metto una bustina di thè del Cairo, l’epatite c sovrasta e annulla l’effetto del veleno.
Quattro. Non posso comprare l’acqua al supermercato. Pesa.
Cinque. L’ultima volta che ho preso un carrello l’ho ritrovato due ore dopo nel reparto carpaccio, con dentro un bambino disperso che deformava le mie mozzarelle di bufala.
Ho preso il bambino che piangeva dal cappuccio della giacca a vento e l’ho inserito regolarmente in un altro carrello casuale.
Superfiore è a una tacca materna dall’essere clinicamente ipocondriaca.
Causa: un servizio di tg4 di mesi fa.
Nonostante in casamadre il tg4 sia vietato dall’ordinamento giuridico familiare, capita che mia madre ascolti il servizio. Il quale servizio, estremamente professionale per definizione, si apre con scene di repertorio di apocalypse now e si chiude con il payoff : MORIREMO TUTTI.
Da quel momento in poi superfiore si rifornisce con il servizio a domicilio Acqua Da Gigi. Esce dalla porta, guarda le cassette di minerale in vetro disposte sull’iveco.
Punta con il dito le selezionate, che sono sempre sotto cinquanta casse che lei ha contrassegnato come ‘contaminate’ dall’imprecisione del logo impresso sulla plastica. Gigi, che è un uomo di 60 anni con i bicipiti di gozzilla, solleva con la mano in configurazione corna (indice-mignolo) una cassetta da dieci kg, guarda mia madre, indica la cassa sottostante e dice: “è questa, bambola?”
Poi lei paga, con lo sguardo più minaccioso che riesce ad estrarre, per fargli capire che il suo mestiere si è trasformato recentemente in una possibile attività di sicario.
Capovolge le bottiglie una per una. (sono in vetro)
Fa fare l’assaggino a mio padre, subdola.
Poi contrassegna la bottiglia con il postit “OK”
Se vai a casa mia e non bevi da una bottiglia OK, mia madre sta già chiamando Zanfrini pompe funebri.
Per dire.
Che vado in casamadre.
Che appena le chiedo che cosa mettono nell’acqua per contaminarla lei chiama l’ospedale di como e mi prenota una lavanda gastrica. Poi chiama Zanfrini pompe funebri per sicurezza.
Poi mi dice : varechina.
Ora. La varechina.
Ammetto di non avere un passato da casalinga ma mi ricorda qualcosa come la candeggina.
Chiedo se è ? candeggina.
No. È varechina.
Va bene. Grazie.
Mi chiedo perché il tg4 anziché montare un servizio da venti minuti scatenando il panico globale e sottoscrivendo puttanate ad effetto, non possa mandare a mia madre un campione di varechina in busta per la prova-olfatto.
Mi auguro che il tg4 non faccia un servizio sui polli altrimenti il pater familias sarà costretto a mangiare radicchio per dieci anni. Sempre che mia madre si convinca che l’allarme Chernobyl sia cessato.