9.6.06

1 giugno
Tangenziale ovest prima del ponte.
Quindicimila macchine con ombrelloni da mare sul portasci.
Pastori tedeschi imballati a forma di parallelepipedi e inseriti al millimetro nel bagagliaio, nello spazio ortogonale lasciato da due valigie rigide. Scatolette di simmenthal sfuse sparse per l’abitacolo, una sul cruscotto per l’emozione di vederla slittare a destra e a sinistra ad ogni curva.
La prossima uscita è Milano S.Siro
Penso, nell’ordine:
-Forse non stanno per uscire alla prossima;
-L’unica automobile deambulante per scopi lavorativi sono io.
-Se il dio dei pastori tedeschi esiste, arriverà a minuti su una zonda
-Dovrebbero prevedere la corsia Vacanza e lasciare tre corsie Fatturato
-A casa di un mio amico ho visto 450 matite ikea. Quando gli ho chiesto qualcosa per scrivere mi ha risposto: devo andare a vedere di sopra. Quando gli ho fatto notare che lì vicino al portadroghe c’erano centinaia di matite mi ha risposto: si ma quelle non si usano.
-Non capisco dove un essere umano possa andare per stare un giorno e mezzo e poi tornare.

Tra le quindicimila auto che stanno per raggiungere la festa mormona della cicoria, un paio di annotazioni.
Furgoncino fiat bianco targato Napoli, con due croci rosse dietro, lampeggiante blu sopra e la scritta, in piccolo : traslochi veloci.
Nella macchina parallela alla mia nella corsia a sinistra, bambino che saluta.
Il bambino che fa mano-pugno-mano-pugno lo fa perché:
a. suo padre saluta ancora così a 50 anni, anche a lavoro.
b. gli hanno detto che tra dieci minuti sono arrivati a Catania.
Precisamente, il bambino fa manopugno per i 65 minuti di coda.
Ogni tanto controllo se fa pause, ma no. Se riduce il ritmo, ma no.
Provate a fare manopugno per un minuto. Al trentesimo secondo siete a letto con la febbre.
Siamo a 2km/h. E’ da notare però che da una settimana non posso superare i 160. sopra i 160 i tendini del collo per spiegabili motivi, si sfilacciano tipo calze quindici denari.
Perché.

Via Tonale, ore 17.30
Cammino in direzione ufficio di un cliente.
Non capisco a posteriori cosa volesse ricavare dal suo obiettivo, ma questo ragazzo, capelli neri corti viso squadrato, uno e settanta e fattezze sudeuropee, viene verso di me deciso, con una mano mi stringe la gola e con l’altra cerca di prendermi il cellulare.
Vorrei dirgli : le mie scarpe a tacco metallico sono costate il doppio.
e: non ho scaricato la rubrica sul portatile, dammi cinque minuti, lo faccio via bluetooth.
e: perché cazzo mi stai strangolando.
Il fattore strangolamento è probabilmente la tecnica pallanuoto. Ti spingono sott’acqua, ti tengono la testa sotto fino a quando per non morire annegato devi lasciare la palla.
La reazione giusta è : mollare la presa e lasciargli il cellulare.
La reazione sbagliata è: non mollare la presa e rischiare una coltellata in pancia.
Io eseguo precisamente il peggiorativo della seconda reazione. Cioè, tiro fuori il mio lato rissoso e comincio a prenderlo a ginocchiate.
Tanto per capirci, non è che via Tonale sia poco trafficata. Mi spiace annotare che alcuni cinesi che hanno visto non hanno mosso un dito. Escono due ragazzi da un negozio di fotografie, probabilmente per una mia esecrazione poetica. il nostro si accorge, mi strappa un certo numero di capelli e scappa con il cellulare. Io con una semi-lussazione alla spalla ho quasi voglia di inseguirlo insieme ai fotografi. Mi vedo con una scarpa si e una no in stazione centrale a picchiarlo con il tacco metallico, supervisionata dai due ragazzi con i camici canon.
Poi mi accorgo di non vedere niente perché ovviamente le lenti a contatto, in caso di aggressione, evaporano. Una ragazza vestita di bianco, che mi dice di abitare lì, mi porta nel negozio di fotografie, interni bianchi, camici bianchi. Gesù mi indica la porta del bagno.
Poi due uomini di colore mi riportano il cellulare a pezzi, che il nostro ha buttato dietro di sé in corsa, inseguito dai fotografi. Per i successivi dieci minuti vedo a due colori.
Poi vado a comprare le lenti guidata da un pastore tedesco e faccio la mia presentazione dal cliente, senza una spalla e diffusamente sanguinante.
Amo tenere riunioni con ematomi visibili e distorsioni, e fingere che mi sono lussata la spalla lavorando con photoshop. Perché succede.

Questo, la settimana prima del ponte.
Ora in tangenziale siamo fermi. Si pensa a un incidente ma all’orizzonte non si vede altro che coda. La gente comincia a uscire dalle macchine perché se proprio non vedi un cazzo, ti senti meglio a non vedere un cazzo da fuori. I cani parallelepipedi abbaiano per i crampi. La sensazione di essere fermi in coda quando nella corsia di ritorno c’è il deserto e un apecar ogni quindici minuti, è esattamente quella che hai a guardare il desktop blu con tre icone del tuo collega (risorse del computer, cestino e explorer formato 64×64) e poi girare di nuovo la faccia sul tuo (canto ventitreesimo dell’inferno)
Mentre tutti sono al telefono con le località balneari e gli alberghi, appoggio il tubetto chiuso di lasonil sulla spalla. Così, per velocità.
Il lasonil me lo ha dato mia madre. Come una vera madre, appena mi ha visto sanguinante mi ha consegnato un sacchetto di farmaci e la minestra di farro del giorno prima.
Dicendo. Tesoro, per la prossima volta che ti aggrediscono, portati un paio di lenti a contatto di riserva in macchina.