13.8.06

Prossima fermata : paradiso.
Io. Tredicianni, seduta sulla sedia di mio nonno con davanti il fiasco di vino.
Vino fatto da lui, dagli alluci dei piedi fino all’assaggio del mosto fino alla sbronza controllata.
Mio nonno arriva, mi vede, mi solleva dal bavero e con movimento argano mi sposta sulla sedia adiacente.
La tesi è : ho lavorato 30 anni in bottega per avere una sedia e tu in 13 anni di puttanate troneggi qui davanti al mio fiasco senza aver mai vomitato vodka tedesca in tempo di guerra.
Dicevo. Stavo guardando Prossima fermata: paradiso.
Considerando che la commissione di censura a casa mia era a norma monastero clarisse, per intenderci NC-17 anche sulla sirenetta (troppi nudi), mi ero abituata a frequentare il salotto di mio nonno dove potevo comodamente godere di film di guerra, sparatorie e occhio di clint eastwood.
A 12 anni ero a regime puffi mentre i miei coetanei erano a pretty woman.
Ah. Pretty woman. Mio padre regala il vhs a mia madre. O il contrario, altrimenti sembrerebbe volgare. Un giorno io chiedo gentilmente se la visione di questo film potrebbe essere effettuabile collettivamente. Mio padre: si.
Quello che mi aspetto è che lui inserisca la cassetta e si metta comodo a vederla con me, mia madre e mia sorella (mio fratello è chiuso in camera a chiave per evitare la sola visione di un fotogramma)
Invece no. Lui si mette in piedi, vicino al vhs, copre metà della tv. Mia madre invece sul divano affacciata in modo perpendicolare, permanente vaporosa in grado di coprire l’altra metà dello schermo. Parte il film. Non sento alcune parole chiave perché sopra la parola “prostituta” mia madre grida : “tesoro hai fatto i compiti di matematica?”
Poi scena dei preservativi. Lei, credo, sfodera una decina di preservativi di ogni colore sostanza e sapore (saprò dopo 2 anni). Mio padre copre il televisore e va in fast forward.
Quello che il mio cervello carpisce in velocità 2x è julia roberts che offre caramelle Rossana. Che in america hanno più colori.
Poi scena di sesso sul pianoforte. Lo dico con precisione a posteriori, dato che in quel momento io il pianoforte l’ho visto un nanosecondo. Appena mio padre vede il piano, stop.
Non fast forward : STOP. Schermata blu.
Poi fast forward. Poi, dopo alcuni minuti, PLAY.
Siamo ovviamente troppo avanti, ma il rischio di fare rewind e quindi per caso sfiorare la scena inquisita è troppo alto. Quindi andiamo avanti senza capire un cazzo, perché io, tredicenne, a metà del film penso che in quei due minuti abbiano finalmente chiarito con motivazioni:
1. il perché un uomo vuole parlare con una prostituta -se non è uno delle iene di italia1-
2. che gli uomini ricchi e belli vogliono solo parlare con le prostitute
3. che gli uomini ricchi e belli trombano con le prostitute solo se si innamorano

Il film finisce e io, tredicenne, ho capito
1. è una storia d’amore tra una vestita male e uno vestito bene
2. lui le dà i soldi per vestirsi bene
3. vestirsi bene è necessario per entrare nei negozi senza essere trattata male
4. la minigonna leopardata non è vestirsi bene

detto questo. In un regime di censura sopra mila e shiro ma sotto top gun, io vado da mio nonno regolarmente a vedere
1. mezzogiorno di fuoco
2. sergio leone : filmografia
3. film di guerra vari, anche in b/n, splatter nascosto dal b/n, morti a grappoli.
Dicevamo. Prossima fermata: Paradiso.
Questo film visto con un fiasco in mezzo agli occhi, e ammetto, una piccola sorsata d’iniziazione, mi ha devastato la pre-adolecenza. Allora sto tizio, morto in un incidente stradale, si ritrova in paradiso a doversi difendere. Chiaramente al 23esimo minuto del film trova la figa.
Ma più importante è che parla di reincarnazione e di grande fratello.
Reincarnazione. Ho cominciato a guardare la mia gatta diversamente. La mia gatta quando guardava il monitor del pc e sembrava contestare i miei sgorbi in paint. La mia gatta quando apriva il frigorifero come se fosse gesto abitudinario. Il gatto di G. quando pisciava nel water e tirava l’acqua.
Al padiglione delle vite passate il nostro tizio vede se stesso nelle altre vite. Vede una zecca, un millepiedi e un vatusso sbranato da una tigre. Lei, meryl streep, vede un condottiero, socrate e gesù cristo.
Poi gesù cristo si innamora della zecca come è scritto nella bibbia.
Il paradiso è un hotel tipo riccione, tutti sono vestiti da sofisti e giocano a minigolf all’acquafan di riccione.
Secondo. Grande fratello.
Mi immaginavo entrare nella sala in cui avrei dovuto difendermi dalle mie scelte di vita. E nei miei tredici anni, pensavo di dover difendermi da:
1. non aver detto a mia madre di aver mangiato io metà del dentifricio paperino’s
2. aver minacciato mio fratello di morte con un cotton fioc (se lo spingi nell’orecchio buca il cervello)
3. aver rubato un pezzo da due rosso trasparente della lego a mio cugino che aveva l’astronave, anzi, ne aveva due, però c’era da dire che avendo il lego spaziale lui aveva un sacco di pezzi trasparenti, e io avendo la “stazione della benzina” zero. E mi servivano per abbellire il negozio dei superalcolici lego nella stazione della benzina.
4. quattro.
La questione della difesa davanti a due giudici del paradiso che mangiano merda di cavallo sui piatti dell’acquafan di riccione mi ha ossessionato per un paio di anni.
Tutto questo per dire che in questo momento stanno dando questo film.
E che sto rifacendo dopo 15 anni l’elenco dei punti su cui mi dovrò difendere ma soprattutto sto scrivendo una segnalazione per far sì che nel momento del giudizio, sul grande schermo ci sia la scena di me sulla milano meda di notte, che fermo la macchina davanti al cartello di divieto 70 km/h e ci scrivo l’1 davanti.