14.4.03

I Bei tempi.
Sorpassavi il weekend col beneficio del dubbio di tornare in ufficio con residui di buonsenso.
Il tuo riferimento psichico ti aspettava per la prima paglia del lunedì. Fondamentalmente non ti sopportava, perché esibivi la lucidità di un ragno a riposo.
Lui. Lui anche di primo mattino oscurava Bisio e Tiscali-Umorismo, a meno di giornate particolarmente distinte da email undisclosed-recipients con gif animata FORZA PAPA’!.
In scaletta, esposizione delle cinque cicatrici e volubili tagli sulla giugulare prodotti da partite razziste di war-squash di finesettimana, unico vero residuo della Guerra Fredda. Si dice che durante i tornei estivi di Sesto-Squash due atleti siano morti per scivolata, e che il Nostro abbia perso un metacarpo per il passaggio di carri cingolati sul campo.
Menu-pranzo impostato su 4 var diverse di alimenti chimici che rafforzavano l’identità professionale. Sguardo languido della cassiera G. al Nostro, che smentiva.
G., calabrese matura, aveva cominciato a frequentare Coppola settimanalmente. Acceso il mutuo, aveva anche regalato al Nostro un portafoglio Rotary, ricamandogli a mano il suo nome.
Auspicando il mio licenziamento da anni, per poterlo trovare in requisiti “consolabile e solitario”, seguiva corsi di dot net per poter rompere il ghiaccio.
Pranzo davanti a videogame ambientati in Germania 1940 caricavano il pomeriggio di nuovi istinti suicidi. Caffè, Barclay sotto i cinque gradi centigradi.
I Bei tempi.