19.3.04

Mentre sul tetto guardo una serie di gatti accoppiarsi tra cui il mio che si differenzia per disciplina alla fila e collarino Guinness, riesamino la planimetria della chiesa del mio paese, per smontare le campane. Durante i rintocchi le mie tegole vibrano, il segnale vodafone viene deviato nei boschi e si dice che durante la piva del dicembre 1977 siano piovute noci di cocco. I preti di provincia sono creativi. Vengono a benedirti la casa con la banda del paese, che suona i carmina burana sulle scale del condominio. Stabiliscono che i rintocchi abbiano il ritmo fissato sul quarto d’ora, con un la diesis evanescente dopo i sette minuti e mezzo.
Alle 6.40, per preannunciare la santa messa delle sette, le campane suonano mi piaci brio blu mi piaci brio blu ti voglio brio blu per trenta minuti consecutivi. Poi c’è un ultimo tocco. Poi una pausa di venti secondi dove quasi sorridi prima che riattacchino dieci minuti di ritmo jazz.
A quel punto la legione di vedove si cala dalle finestre, cospirando eventi ecclesiastici sotto casa mia e cercando di sedurre l’unico anziano di sesso maschile rimasto, che è sordo e ha una cicatrice a X al posto dei genitali.
Ma io propongo. Un database di numeri di telefono di anziani collegati al campanile, che suonino a casa loro ogni quarto d’ora, con melodia prescelta.
Ma nell’attesa carico il campanile di napalm