24.11.02


November Rain

Il 24 novembre 1991 ero una tredicenne.
Ascoltavo ancora Radio Reporter, i cui virtuosismi umoristici sono documentati adeguatamente su cassettine adolescenziali dal valore inestimabile e in parte perse per sempre nel furto della mia macchina in Viale Monza.
Non che sia scontenta di fortificare la preparazione musicale di qualche mente criminale con pezzi del livello di Would. Ma.

Ricordo perfettamente di averlo sentito nel notiziario di quella Radio.
Era morto lui, l’omosessuale più carismatico di cui abbia mai comprato più di tre cd.
Il mio primo gruppo musicale in assoluto, dopo le compilation in 45 di Eather Parisi e un Sanremo remoto che ammuffisce sotto l’Enciclopedia Delle Donne, grande acquisto del passeggero e violento femminismo materno.
Freddie ha chiuso definitivamente la mia adolescenza con una lacrima e uno sguardo fisso a una cassa nera kenwood.
Non avevo neanche avuto la possibilità costituzionale di andare a un suo concerto.
Wembley si era consumato senza di me, nel suo trionfo britannico di petti nudi e pantaloni attillati.

Freddie. ti idealizzavo così tanto che ho sempre voluto pensare che quello fosse finto ermellino.
Ti idealizzavo così tanto che nella mia ignoranza linguistica bycicle race era una profondissima canzone d’amore.
Così tanto che comprare l’anello con teschio dei Guns N’Roses fu quasi tradimento.
And it’s hard to hold a candle
In the cold November Rain