7.7.03

ore 14.40
progenitori 2 in prurito di visita bussano discretamente alla porta della mansarda.
Nel dormiveglia mi chiedo quale condominio nel mio vicinato il comune stia demolendo.
Dopo vacui tentativi di dare vita a sismi in pianura padana, madre Coraggio estrae il Golden Pas-partout. Si narra che questo cimelio apra le porte del vaticano e ogni cintura di castità europea esistente, e sia stato tramandato dai crociati fino a mio padre, predestinato successore e presidente del consiglio pastorale di Carate Brianza.
Il doppione è a Gerusalemme, frantumato in 8 parti e distribuito nella zuppa di pesce dell’Associazione Senzatetto Palestinesi.
Si immagini mio padre, atto a controllare la chiusura ermetica delle cinture di entrambe le figlie, alle 23.00 di ogni notte.
Si immagini la mia adolescenza, usurata per spiegare agli esigui esponenti della razza maschile non intimoriti dal rosso malpelo che con squisitezza cattolica avrebbero dovuto richiedere al pater familias la chiave della concupiscenza.
[…]
Di ritorno dalla Sardegna, i due entrano seguiti dai tazenda sfoggiando tinte inaccettabili.
Lei scopre come stendo i panni. A mucchio: prendo il cumulo bagnato dalla lavatrice e lo dispongo su una superficie piana senza snaturare la sua forma cilindrica.
Lui scopre che sono abbastanza adulta per avere l’enzima che assimila il luppolo e chiama il camion del vetro, disponibile per quattro viaggi.
I tazenda scoprono che il mio pianoforte ha il sibemolle stonato e che tutte le loro canzoni sono ritmi sincopati del sibemolle.
Io sono ancora nel letto e già stanno sbrinando il freezer.
Mi alzo e osservo la sete di catarsi che abita nelle persone vicine alla menopausa mentre ingoio l’integratore di ferro. Sono il figlio di piero angela davanti a una riunione edilizia di marmotte, ma con un blister di pastiglie in mano.
Nessun membro del consiglio pastorale o della SavoiardoRecords mi caga.
Ogni tanto vorrei che sui miei sonniferi non ci fosse la marca Legoland.