12.5.05

Milano ore 18.45
Aspetto un taxi da due sigarette e mezza.
In realtà minuti prima ne avevo intravisto uno che cercava di fare la retro sfruttando il cassone aperto di un camion. Era strettamente evidente che quello fosse il mio taxi.
Si avvicina e butto la mezza. Mi chiama con il nome dell’azienda. Tipo. Scusi, lei è Microsoft?
Sì. -Bene.
Via Tolentino, grazie.
“si signora. Mi scusi, sono al telefono, posso continuare a parlare, le da fastidio?”
No. Basta che ti accorgi che siamo percorrendo un senso vietato da tre minuti.
Da quando ho due punti di patente temo che anche in condizioni di passeggero possano ritirarmi ogni tipo di documento fino alla residenza, e obbligarmi a comprare un’autobianchi.
Lui parla in spagnolo. Considerando che lo spagnolo ha la stessa difficoltà interpretativa di una striscia di Paperino, capisco anche di cosa è morta la sua tartaruga d’acqua.
Di barbera.
Le hanno versato in acqua una bottiglia di barbera.
Poi comincia un’accurata descrizione fisica di me al suo amico you&me, non omettendo paragoni con donne conosciute in argentina, per meglio esemplificare la curva del mio culo.
Senta, potrebbe parlare in un dialetto incomprensibile, grazie. E cerchi di essere più folcloristico sulla dimensione delle mie tette.
Lui gela. Saluta conciso you&me in bergamasco stretto.
Si gira verso di me mentre a dritta cerca di tamponare una fiesta con un sorrisone argentino.
Ma guardi che erano tutti complimenti.
Si, ma guardi la fiesta, e oltretutto stiamo andando dall’altra parte della città.
Il tassista milanese è quello che a un bivio dubbio segue la coda di auto ferme.
Il tassista romano è quello che se sente un’ambulanza a chilometri di distanza va a cercarla e gli si mette in culo, dovunque vada. A Roma non è strano vedere code di tassisti dietro un’ambulanza diretta al Policlinico Gemelli. Così. Per passione.
Comincia la descrizione della sua vita inserendo spezzoni di telenovele argentine e spezzoni della via crucis che danno la giusta carica emotiva alla piattezza dei suoi anni 80. Poi come ogni tassista che si rispetti si mette a raccontare i cazzi degli altri clienti. Nell’elenco non manca mai:
la puttana che si cambia i vestiti nel sedile posteriore
il manager che gli chiede di superare i 180 in tangenziale
la donna che gli confessa fatti scabrosi
il tipo che sa le strade meglio di lui e gli fa da navigatore su scorciatoie che poi si scoprono piste ciclabili, però segnate su tomtomnavigator
E’ evidente che qualche mia caratteristica fisica stimola i logorroici.
La discussione sul pantone metafisico dei mie capelli dura un quarto d’ora.
Quando esco dal taxi propensa a baciare la terraferma, vuole già conoscere i miei genitori.
Gli dico che non c’è problema, ormai siamo fidanzati, e gli lascio il numero di cellulare di Personalità Confusa.