16.11.05

voglio contare i coglioni che vanno a vedere il film di melissa p.
aspettarli seduta in prima fila, sguardo sereno, gambe incrociate con sopra un mitra M16 a calcio fisso.

30.10.05

Durante una dislocazione feng-shui in mansarda, cadono dalla libreria, nell’ordine:
un pacco postale marzo 2003 con la scritta “urgentissimo barra urgentissimo”, sigillato.
un succo d’arancia ACE plus del 96 pieno a metà.
un volume intitolato sussidiario di scienze, con etichetta Seconda Media.
Pensi per un attimo ad A.Fleming poi rimetti al suo posto l’ACE plus. Tra 23 anni troveranno un prugno in salotto.
Considerato che tra numerici quattro minuti hai un appuntamento di lavoro in piazzale Loreto, ti siedi comodamente sul pavimento e apri pagine a caso del sussidiario delle medie.
Prima pagina casuale. I boscimani.
E’ statistico che dai 7 ai 15 anni non si faccia altro che studiare boscimani. Ogni caratteristica base dei boscimani è l’unità di misura di tutte le materie scolastiche. E i boscimani attualmente in vita sono quattro. Vivono tutti in viale jenner a milano e cercano di venderti l’incenso che tiene lontano il dio nacchera dall’area notte della casa.
Seconda pagina casuale. Leggi.
Per questo esperimento hai bisogno di un uovo crudo e di un recipiente in polistirolo. Utilizzando il polistirolo crea una protezione per l’uovo. Esamina quindi i danni subiti dall’uovo quando cade con e senza la protezione. In un incidente di bicicletta o di skateboard, il casco protegge il cervello allo stesso modo.”
sottolineando skateboard e dimenticandosi di aggiungere “guidando una ruspa a benzina super sarete al sicuro
”.
Sei indecisa se andare a prendere un uovo nel frigorifero. Non resisti a nessun tipo di prova scientifica guidata.
Pagina del cervelletto.
Frase evidenziata in verde.
Il cervelletto importa segnali visivi, acustici, tattili e vari altri, ed esporta comandi motori.
Qualcuno di molto peso per la mia formazione culturale, non mi ricordo se una supplente irregolare di biologia, piero angela o freddy mercury, diceva che il cervelletto durante il sonno isola la coscienza dai rumori non preoccupanti.
Per esempio. Una madre sente il pianto del suo bambino e non il tonfo del suicida dal terzo piano.
Per esempio. Io dovrei sentire l’odore della mia mansarda che brucia e non lo stormo di omini urlanti all’asilo di fronte.
E invece no. Tutti quei piccoli coglioni che trovano ancora un significato nello scivolo trapassano il mio cervelletto e arrivano dritti alla sede del fastidio.
Precedente.
Ore 9.30 am mi addormento inspiegabilmente in tempi brevi.
Tempo due minuti una probabile cintura nera di 70 anni butta giù la mia porta con un calcio secco. Mentre gli addetti gli ingessano la gamba, nove persone e un prete in formazione romana, con gli scudi a tartaruga entrano in mansarda gridando “al fuoco”.
In effetti nel torpore del predormiveglia il mio cervelletto sciupato dall’asilo sacrocuore attiva l’olfatto. Percepisco nettamente odore di bruciato.
Mi alzo dal letto. Il prete alla vista di una donna che ha smesso a 8 anni col pigiama accenna all’atto di dolore, poi si butta sui pistacchi nell’anticamera. La compagnia dell’olfatto gira per casa mia in formazione senza trovare l’epicentro dell’incendio. dopo cinque minuti di confidenza c’è chi comincia a prepararsi un toast e chi si arrabbia per la carenza di semolino in cucina.
Poi qualcuno al primo piano avverte che ha carbonizzato la cotoletta.
L’allarme cessa e con estrema gentilezza mando affanculo la compagnia alla vista di due tacche in meno di lagavulin in bottiglia.
Dopo 45 minuti di ventola forza 3 piango l’assenza di incenso dei boscimani.
Le spoglie della cotoletta abitano la mia mansarda ancora per ore.
Poi apro l’armadio. Tiro fuori un cohiba. E vinco.
Dopo sette tiri di cohiba il cervelletto non importa più neanche il segnale olfattivo di un cadavere di tre giorni.

21.10.05

La capacità di apprendimento dell’essere umano si estingue nell’esatto momento in cui compi i 27 anni. Da un giorno all’altro.
sera-mattina: ciao.
Se a 27 anni non sai l’inglese, non lo imparerai mai. Dopo 5 anni di corsi serali con una madrelingua di settantacinque anni ex babysitter di Diana, andrai in giro a far figure di merda pensando di avere un leggero accento australiano sofisticato, con il quale esibirai il vocabolo beer pronunciandolo bair.
(silvio)
Se a 27 anni non sai come si cucinano gli spaghetti, verserai prima la passata di pomodoro nello scolapasta, poi la pentolata di spaghetti compresa acqua bollente sopra.
(Giuseppe : mensilmente recidivo)
Se a 27 anni non hai il senso dell’orientamento, ti ritroverai nella parallela del viale di casa tua con lo sguardo di tua nonna davanti a dreamweaver.
Accendi il navigatore, selezioni indirizzo: casa
Esce la schermata: ‘è dietro l’albero, coglione.’
Primo passo in caso di coefficiente zero qualitativo: farsene una ragione.
Secondo passo: trovare un tecnico.
Nel mio caso il tecnico è da ricercarsi nella categoria professionale camionisti.
Il mio camionista fidato è R.
Sei in una zona ignota regione lombardia di notte nella nebbia. Lo chiami.
Pronto R. ciao. sono io. non so dove cazzo sono.
R: cosa vedi.
io: vedo un palo della luce nero alto due metri e una pensilina del bus con sopra la pubblicità di una ragazza bionda con addosso un reggiseno fuxia con ferretto intimissimi.
R: sei a lodi, via marani 12 angolo via augusto. La ragazza bionda è Federica fontana. prendi la prima a destra, dove c’è il cartellone di max con una figa con i capezzoli scuri lunghi un centimetro-un centimetro e mezzo, vai avanti due metri e trovi il cartello autostrade.
Io: grazie R.
R: sbrigati perché verso le 6 cambiano il cartellone di max con il poster della velina più figa.
Chiudi la telefonata, svolti a destra, e pensi che il tracciato di strade immagazzinate nel tuo cervello non può competere con la topografia della figa.

20.10.05

Ore 18.21
Viale Sondrio nel panico.
Alle ore 18 molte vie milanesi di cui il mio navigatore tiene una lista contrassegnata come “NO”, si trasformano in succursali di gardaland. Tamponare auto antistante: cinquanta punti.
Scrollare la cenere di sigaretta nell’abitacolo del veicolo prospiciente attraverso finestrino: cento punti. Suonare con il clacson la cavalcata delle valchirie: 150pt.
Se avete una panda, considerando che il suono del clacson di una panda lo ricavano dalla registrazione di un orgasmo di un tacchino, 5pt.
C’è chi apre il portabagagli del suv, tira fuori il calcio balilla, lo piazza sulla doppia striscia e fa milanesi contro lavavetri. Quando parte la canna dell’amore in fondo alla fila riesce ad arrivare al semaforo di viale Sondrio. Non è strano vedere il tizio che passa con i panini caldi e le oransode, con la bandana Cinema Lux e un dispositivo bancomat a tracolla. Settimana scorsa ho visto un uomo vestito di bende con un crocefisso di legno alto tre metri sulla spalla, che camminava regolarmente in fila.
E tutti noi siamo felici.
E anche dio è felice, perché di lui se ne parla più in viale Sondrio che nel concilio ecumenico.
Ore 18.21.
Ho appena parcheggiato nel P vicino al viale, 18 euro all’ora, e consegnato le chiavi a Hamada.
Hamada è un venticinquenne egiziano che sposta macchine nel garage. Ha vinto la mia stima un piovoso giovedì, quando ha parcheggiato con due manovre un audiA8 in un posto-scooter.
Mi ha detto che una volta ha smontato una golf gt e quando l’ha rimontata era una lancia delta. Io ci credo.
Cammino per la via. Una panda in crisi muove i tergicristalli a velocità warp, cielo: sereno.
Poi, loro.
Mirko e Licia.
Mirko è questo ragazzo con camminata da scarpa correttiva, occhiali fashion lifestyle, eastpack su una spalla come quando noi facevamo i fighi alle medie, fenomeno che causa gobba, scoliosi, doppio mento, tetta destra più grande della sinistra.
Lei, Licia, è appena uscita dalla coop, appagata dal badedas in offerta, taccheggia con soprabito rosa e due sacchetti visibilmente carichi di carta igienica foxy.
Io, dietro, mi chiedo perché cazzo tutti stanno guardando in alto.
Dopo dieci minuti scoprirò che è in atto una migrazione di rondini abbastanza inquietante.
Mi pare di aver letto che le rondini seguono un percorso definito e le loro coreografie aeree hanno un senso. In effetti le ho viste comporre la scritta “marlboro country” in volo.
Durante le migrazioni i milanesi si alzano alle 6 di mattina con la spatola per togliere i venticinque etti di merda depositati sui parabrezza. Ma sono felici.
Mirko e Licia stanno guardando in alto, ammaliati dallo spettacolo che poi racconteranno al fidanzato via mms, e sì.
Si scontrano.
Parte una canzone dei beehive.
Lei cade, lui no perché ha le scarpe correttive da due kg brevettate a alcatraz.
I sacchetti coop rotolano sul marciapiede, da uno dei due schizza in velocità un oggetto viola che avanza rapidamente verso viale Sondrio. Una citroen vede l’oggetto, frena, si gira in strada, e dà inizio al mini tamponamento da viale Sondrio retroattivo fino a maciachini.
L’oggetto è un maxi pacchetto di assorbenti lines seta ultra petalo blu notte con ali cinque tacche di abbondanza.
Licia, che è un filo timida, ci regala la jpg del viso più magenta della storia.
Il giorno successivo prenderà in prestito il fucile di suo zio Boris, uscirà di casa alle 5.30 e schioppetterà interi stormi di rondine con la maglietta revenge.
Mirko, immortalato con una mano sulla tetta sinistra di licia, guadagna l’apice della giornata e aiuta ad avvolgere la carta igienica foxy srotolata.
Hamada prende in mano la situazione e in sette minuti porta tutte le auto incidentate nel garage al quindicesimo piano. C’è chi giura che le auto si muovessero da sole ai suoi ordini verbali.
I nonni di viale Sondrio escono dalle case con le braccia dietro la schiena, indicano gli oggetti nelle borse coop e li commentano contrariati.
Io salto i carciofi surgelati e vado dal cliente con un’ora e mezzo di ritardo giustificata.
Le rondini compongono la sagoma di un assorbente con ali.
Dio è al call center di sky a lamentarsi che su satellite non c’è più un cazzo da vedere.

7.10.05

Le bottiglie di acqua che sciacallo sistematicamente nelle cantine dei residenti del mio palazzo, se aperte, hanno un leggero odore di acidità approssimativa.
Essendo di plastica e di una marca non definibile, ho considerato
Uno. È l’acqua del ferro da stiro frizzante.
Due. Nei piani sottostanti c’è un acquabomber.
Tre. Se porto l’acqua ad ebollizione e metto una bustina di thè del Cairo, l’epatite c sovrasta e annulla l’effetto del veleno.
Quattro. Non posso comprare l’acqua al supermercato. Pesa.
Cinque. L’ultima volta che ho preso un carrello l’ho ritrovato due ore dopo nel reparto carpaccio, con dentro un bambino disperso che deformava le mie mozzarelle di bufala.
Ho preso il bambino che piangeva dal cappuccio della giacca a vento e l’ho inserito regolarmente in un altro carrello casuale.
Superfiore è a una tacca materna dall’essere clinicamente ipocondriaca.
Causa: un servizio di tg4 di mesi fa.
Nonostante in casamadre il tg4 sia vietato dall’ordinamento giuridico familiare, capita che mia madre ascolti il servizio. Il quale servizio, estremamente professionale per definizione, si apre con scene di repertorio di apocalypse now e si chiude con il payoff : MORIREMO TUTTI.
Da quel momento in poi superfiore si rifornisce con il servizio a domicilio Acqua Da Gigi. Esce dalla porta, guarda le cassette di minerale in vetro disposte sull’iveco.
Punta con il dito le selezionate, che sono sempre sotto cinquanta casse che lei ha contrassegnato come ‘contaminate’ dall’imprecisione del logo impresso sulla plastica. Gigi, che è un uomo di 60 anni con i bicipiti di gozzilla, solleva con la mano in configurazione corna (indice-mignolo) una cassetta da dieci kg, guarda mia madre, indica la cassa sottostante e dice: “è questa, bambola?”
Poi lei paga, con lo sguardo più minaccioso che riesce ad estrarre, per fargli capire che il suo mestiere si è trasformato recentemente in una possibile attività di sicario.
Capovolge le bottiglie una per una. (sono in vetro)
Fa fare l’assaggino a mio padre, subdola.
Poi contrassegna la bottiglia con il postit “OK”
Se vai a casa mia e non bevi da una bottiglia OK, mia madre sta già chiamando Zanfrini pompe funebri.
Per dire.
Che vado in casamadre.
Che appena le chiedo che cosa mettono nell’acqua per contaminarla lei chiama l’ospedale di como e mi prenota una lavanda gastrica. Poi chiama Zanfrini pompe funebri per sicurezza.
Poi mi dice : varechina.
Ora. La varechina.
Ammetto di non avere un passato da casalinga ma mi ricorda qualcosa come la candeggina.
Chiedo se è ? candeggina.
No. È varechina.
Va bene. Grazie.
Mi chiedo perché il tg4 anziché montare un servizio da venti minuti scatenando il panico globale e sottoscrivendo puttanate ad effetto, non possa mandare a mia madre un campione di varechina in busta per la prova-olfatto.
Mi auguro che il tg4 non faccia un servizio sui polli altrimenti il pater familias sarà costretto a mangiare radicchio per dieci anni. Sempre che mia madre si convinca che l’allarme Chernobyl sia cessato.

13.9.05

Quando la tua epiglottide non capisce che deve chiudersi al passaggio di liquidi, e passa un bicchiere di barolo direttamente in trachea, cominci a chiederti che tipo di reazioni positive avranno i tuoi polmoni alla vista di un rosso fermo barricato.
Le fasi che si avvicendano durante la morte per soffocamento sono cinque.
Prima fase. Cancelli risolutamente una dir specifica sul tuo pc.
Seconda fase. Prendi il tuo vibratore e lo fai volare giù dalla finestra, dritto sulla Y10 di tua zia.
Terza fase. Scrivi un .txt di addio ma nella confusione ti esce il testo di radio ga ga
Quarta fase. Per narcisismo ti fai un autoscatto.
Quinta fase. Ti convinci che puoi muovere l’epiglottide a piacimento e fai i test. Su-giù su-giù.
Poi, per una dinamica ancora poco chiara, riprendi a respirare.
Un’ora dopo un uomo con muta e bombola entrerà nella tua mansarda e senza togliersi la maschera ti consegnerà una medaglia a forma di octopus senza dire una parola. sereno.
Successivamente accerterai l’alterazione della sufficienza polmonare aspirando tre quarti di cohiba.
E ti sembrerà tutto nella norma.
Grazie a dio non era tavernello.

1.6.05

Tutti i sintomi di qualsiasi malattia degenerativa, incurabile, cronica.
Tu li hai.
Ma considerando che li hai dall’età di 16 anni potrebbero solo essere la conseguenza di qualche barbiturico rimasto nei tessuti adiposi che viene rilasciato a poco a poco.
Stanchezza, stato confusionale e stordimento sono sintomi di avvelenamento da piombo.
E’ noto che il tumore alla pelle sia spesso patrocinatore degli individui di pelle molto chiara.
Quindi ogni neo che hai, numericamente tre, braccio coscia ginocchio, potrebbe essere maligno.
Tra l’altro i nei possono trovarsi anche nascosti dai capelli.
Anche sul palato e nel buco del culo.
Vai dal dermatologo e ti ritrovi due dita nel culo.
Tuo nonno, dopo aver bevuto due damigiane di chianti, diceva. Vai dal dottore e muori.
Lui è andato a 72 anni ed è morto un mese dopo.
Oggi all’improvviso ti sei resa conto che devi scrivere 27 nei form.
A 27 anni tuo padre quando faceva la spesa al gs comprava i barattolini di plasmon gusto pollo e feci. Tua madre aveva i capezzoli smangiucchiati da neonati e le prime vene varicose.
Tu hai tutti i sintomi lievi di ogni malattia incurabile.
Il problema è che svariate persone ti ricordano il numero 27 come se debba essere l’inizio di qualche evento di svolta. Chi si è sposato con una buddista. Chi ha avuto un figlio in colombia. Chi è stato eletto direttore del gazzettino della parrocchia. Chi ha cominciato l’odissea dei reumatismi. Ma se altrettanti ti ricordassero in che anno siamo, non ci metteresti cinque minuti per riempire la casella ‘anno’, con il dubbio su 2005 o 2006.

25.5.05

Tabaccaio a me noto. I tre cecchini di Dj Francesco mi salutano calorosi.
Precedenti.
Mesi o anni fa entro precipitosa in difetto intenso di nicotina. Sul megaschermo del bar, Dj Francesco esibisce le sue particolari doti di pezzente, i tre nonni lo fissano compatti.
Dopo 30 secondi di terrore, a uno dei tre cade l’alfa senza filtro dalla bocca.
Il secondo si sposta i coglioni con aria severa. Il terzo proferisce in dialetto comasco “se lo vedo in giro, gli buco il cranio con la mia beretta del 45”
I tre cecchini di Dj Francesco mi offrono il solito bianchino che rifiuto cortesemente. Poi mi offrono un’alfa senza filtro che rifiuto cortesemente. Poi mi offrono un caffè lungo che rifiuto cortesemente. Poi li mando a cagare.
Ridono. Se avessero le gambe di un tempo, loro. Se ritornasse la memoria di una volta, loro. Se avessero la mia età, loro. mi inviterebbero alla balera.
Dagli spogliatoi esce il proprietario del bar con la maglietta del Milan. Non gli dico una parola, mi vede e si mette le mani in faccia.
“non ho le barclay”
Con l’espressione di chi ha appena tirato sotto un passante senza farlo apposta.
Un cecchino offre l’alfa.
Guardo Shevchenko e dico “pessimo” con l’espressione di chi ha appena tirato sotto un passante di proposito.
L’ultima spiaggia barclay è il baracchino vicino alla piazza.
Spengo il motore su un marciapiede davanti al cartello divieto di sosta, transito, movimento, corsa, galoppo. Un ragazzo alto, di colore, il classico tipo che potrebbe trovarti il plesso solare e ucciderti a distanza prende marlboro da dieci. Mentre infilo le monete mi fissa.
Mentre prendo il pacchetto mi fissa. Quando mi giro ha già l’accendino acceso da mezzora.
Bene, grazie.
Tra me e il bmw ci sono 90 kg di spalle da wrestling che cominciano a parlare a garganella.
Do you speak English?
Io: no, solo curdo.
Non gli sembra un problema.
Nel più cavernoso dialetto newyorchese mediato da slang neoconiato, apre il suo curriculum.
-Mi chiamo Charles sono di New York sono a Como per vacanze estive ma soprattutto perché ho dei parenti qui ma mi stanno tutti sul cazzo, la cosa più impressionante dell’italia è che siete tutti magri, tutti sportivi e nessuno rutta in faccia (mia traduzione libera ma discutibile)
Tu però sei la più (parola oscura) che abbia mai incontrato, ho trovato la mia anima gemella non capisci è un segno (omissis ceteris), assomigli a una che non è celine dion ma non mi viene il nome,
Alla parola Celine Dion do segni di irritabilità e nella mia più sorridente espressione psycho gli faccio capire che ho una certa fretta. Devo scappare perché la polizia mi sta inseguendo per un reato da ergastolo.
Non gli sembra un problema.
-Come ti chiami?
Io: Celine.
-Ma Celine non capisci, c’è feeling, ti va di camminare con me per un po’, ti offro un drink, devo poter guardare i tuoi occhi ancora per dieci minuti per capire che non sto sognando.
In questo momento capisco perché gli americani possono comprare una pistola direttamente al bennet, per dare una risposta pronta a questo tipo di frase.
-Allora ti va oppure ti lascio il mio numero. Ti lascio il mio numero, devo vedere che lo scrivi.
Se no non mi fido, hai una penna?
Mai avuta una. Bene Charles, quella è la mia macchina, devo assolutamente andare a fare un genocidio, se mi permetti, vorrei passare.
In questo momento Charles vede la mia macchina. Grosso errore.
Come se non avesse mai visto un bmw nella sua vita, si innamora follemente della macchina. Io passo naturalmente in secondo piano, ormai ha deciso di fidanzarsi con i cerchioni del bmw, che contempla con spiritualità americana.
Sento qualche parola confusa che incita al matrimonio.
Mentre va ad ammirare il posteriore saluto e mi parte la sgommata sulla ghiaia non intenzionale.
Lo vedo dallo specchietto, con le braccia alzate e un dito che indica il cellulare.
E guardando da lontano il suo viso afronewyorchese un po’ amareggiato, immagino che una discussione tra Charles Bukowski e Céline potesse essere di ben altra risma.

12.5.05

Milano ore 18.45
Aspetto un taxi da due sigarette e mezza.
In realtà minuti prima ne avevo intravisto uno che cercava di fare la retro sfruttando il cassone aperto di un camion. Era strettamente evidente che quello fosse il mio taxi.
Si avvicina e butto la mezza. Mi chiama con il nome dell’azienda. Tipo. Scusi, lei è Microsoft?
Sì. -Bene.
Via Tolentino, grazie.
“si signora. Mi scusi, sono al telefono, posso continuare a parlare, le da fastidio?”
No. Basta che ti accorgi che siamo percorrendo un senso vietato da tre minuti.
Da quando ho due punti di patente temo che anche in condizioni di passeggero possano ritirarmi ogni tipo di documento fino alla residenza, e obbligarmi a comprare un’autobianchi.
Lui parla in spagnolo. Considerando che lo spagnolo ha la stessa difficoltà interpretativa di una striscia di Paperino, capisco anche di cosa è morta la sua tartaruga d’acqua.
Di barbera.
Le hanno versato in acqua una bottiglia di barbera.
Poi comincia un’accurata descrizione fisica di me al suo amico you&me, non omettendo paragoni con donne conosciute in argentina, per meglio esemplificare la curva del mio culo.
Senta, potrebbe parlare in un dialetto incomprensibile, grazie. E cerchi di essere più folcloristico sulla dimensione delle mie tette.
Lui gela. Saluta conciso you&me in bergamasco stretto.
Si gira verso di me mentre a dritta cerca di tamponare una fiesta con un sorrisone argentino.
Ma guardi che erano tutti complimenti.
Si, ma guardi la fiesta, e oltretutto stiamo andando dall’altra parte della città.
Il tassista milanese è quello che a un bivio dubbio segue la coda di auto ferme.
Il tassista romano è quello che se sente un’ambulanza a chilometri di distanza va a cercarla e gli si mette in culo, dovunque vada. A Roma non è strano vedere code di tassisti dietro un’ambulanza diretta al Policlinico Gemelli. Così. Per passione.
Comincia la descrizione della sua vita inserendo spezzoni di telenovele argentine e spezzoni della via crucis che danno la giusta carica emotiva alla piattezza dei suoi anni 80. Poi come ogni tassista che si rispetti si mette a raccontare i cazzi degli altri clienti. Nell’elenco non manca mai:
la puttana che si cambia i vestiti nel sedile posteriore
il manager che gli chiede di superare i 180 in tangenziale
la donna che gli confessa fatti scabrosi
il tipo che sa le strade meglio di lui e gli fa da navigatore su scorciatoie che poi si scoprono piste ciclabili, però segnate su tomtomnavigator
E’ evidente che qualche mia caratteristica fisica stimola i logorroici.
La discussione sul pantone metafisico dei mie capelli dura un quarto d’ora.
Quando esco dal taxi propensa a baciare la terraferma, vuole già conoscere i miei genitori.
Gli dico che non c’è problema, ormai siamo fidanzati, e gli lascio il numero di cellulare di Personalità Confusa.